ATP Parigi-Bercy: Djokovic ipnotizza Musetti. Netta vittoria del serbo, Lorenzo troppo tempo assente

2022-11-07 17:07:07 By : Mr. Bill Zhou

Il 20enne Lorenzo Musetti subisce una dura lezione dal 35enne Novak Djokovic. Dopo un 6-0 iniziale, c’è una reazione dell’italiano ma dura poco

Da Parigi, il nostro inviato

[6] N. Djokovic b. L. Musetti 6-0 6-3

Considerando la severità della lezione impartitagli, si direbbe quasi che Novak Djokovic ce l’avesse sul personale. Il serbo ha battuto Lorenzo Musetti 6-0 6-3 dopo un’ora e 14 minuti. Dopo un primo set che di fatto non c’è stato, nel secondo il 20enne carrarino ha cercato di dare una svolta alla sua partita (passando persino 2-1 e servizio) ma il nervosismo ha preso il sopravvento di fronte ad un serbo solidissimo. Anche il 35enne non è stato impeccabile dal punto di vista della tenuta mentale, però la sua tecnica da fondo al momento è troppo superiore. “Il mio miglior match della settimana” affermerà Novak a fine partita, mentre in conferenza stampa aggiunge che il suo piano tattico è stato eseguito alla perfezione. 

IL MATCH – L’ingresso in campo è da brividi, l’atmosfera con le luci spente e la musica a palla può darti una grande carica o anche aggiungere pressione se non si è avvezzi a queste situazioni (ricordiamo che Musetti è al suo primo quarto di finale in un 1000, mentre per Djokovic è tutta ordinaria amministrazione). E infatti l’ex numero 1 del mondo parte spedito. Musetti al servizio cerca di essere più verticale ma una volée di dritto sbagliata concede al serbo una palla break già al secondo gane. La annulla con la combinazione servizio e dritto (quest’ultimo non irresistibile a dire il vero); subito dopo ne arriva un’altra e questa volta il dritto, in uscita dal servizio, va in rete. Dopo 13 minuti siamo 3-0 Nole. 

In questa prima fase sicuramente Musetti non gioca con la massima tranquillità e scioltezza, e gran merito va dato a Djokovic in pressione con colpi profondi sin da inizio scambio. “So cosa devo fare, conosco la mia tattica e non ve la dirò” aveva ironizzato Novak ieri in conferenza stampa, e il sorriso con cui lo diceva non faceva prevedere nulla di buono per Lorenzo. I presentimenti si avverano presto e dopo 21 minuti è 5-0; ne passano appena altri 3 e finisce il primo set senza che l’italiano abbia vinto un game. Djokovic troppo solido da fondo; Musetti non riesce a tenergli testa e se prova a forza le giocata l’errore è dietro l’angolo. Per lui si tratta del nono 6-0 subíto in carriera, il secondo contro Djokovic dopo quello del Roland Garros 2021.

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Il primo game per Lorenzo arriva, sofferto, dopo 38 minuti di gioco, e il pubblico, come sempre in queste occasioni, lo accoglie con un’ovazione. Pian piano sembra esserci una svolta, il serbo concede qualcosa con un paio di gratuiti (volée di rovescio a rete e rovescio da fondo largo) e Musetti si guadagna le prime palle break della sua partita. La prima basta: un braccio di ferro da fondo va in suo favore, e al cambio campo con l’italiano avanti parte persino la ola. 

Purtroppo però tutte le difficoltà accumulatesi non possono svanire in un baleno, e arrivano di fatto tre palle (non consecutive) del contro-break: una sfuma a causa del solito smash lungo del serbo, un’altra se ne va con un ace, e alla terza gratuito di rovescio. La quarta è decisiva: il dritto incrociato di Djokovic è imprendibile e celebra così il 2 pari con un poderoso urlo, figlio evidentemente della pressione che anche lui sta sentendo.

Il momento difficile e confusionario per il n.23 del mondo ricomincia subito; il n.7 del mondo torna in vantaggio grazie ad una pressione da fondo asfissiante e il carrarino si lascia persino andare con una palla scagliata verso il soffitto che gli costa un warning. Il match ha poco altro da offrire, e lasciando appena tre giochi per strada, Djokovic si aggiudica l’incontro alla prima chance. 

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Per il danese è stato il coraggio a fare la differenza: “Mi sono detto che non lo avrei mai battuto solo rimandando la palla di là”

Non è folle pensare che tra qualche anno, di fronte a un consolidato duopolio Rune-Alcaraz (magari accompagnate da sostanziose interferenze italiane), ricorderemo il 2022 come la stagione della loro consacrazione. Se già con Carlos avevamo assistito ad un percorso di crescita a dir poco accelerato, per Rune è successo tutto ancora più in fretta: la prima svolta è coincisa con la vittoria del 250 di Monaco di Baviera in primavera, ma è in questo autunno (con quattro finali consecutive) che Holger si è preso di forza quella corsia preferenziale che gli ha permesso di arrivare in top 10 senza che nessuno potesse praticamente preventivarlo: tra i vari Hurkacz, Norrie, Sinner e Berrettini, ora è lui che rischia di giocare le Finals dei grandi a Torino (è la prima riserva).

Le ragioni di questa esplosione stanno tutte o quasi in una frase pronunciata dal 19enne danese nella conferenza stampa post-vittoria su Djokovic nella finale di Bercy: “E’ come un piccolo sogno che si realizza, anche se ho obiettivi ancora più grandi”. Che in altre parole significa che questo è solo un assaggio per uno affamato come lui.

D: Riesci a esprimere a parole quello che stai provando in questo momento?

RUNE: Sì, è davvero incredibile. Stare qui con il trofeo, è una sensazione incredibile. E’ qualcosa di assolutamente inaspettato… cioè ho iniziato la settimana dovendo annullare tre match point (nella partita con Wawrinka).

D. Hai battuto cinque top 10 per vincere il torneo. Ti rendi conto del percorso che hai fatto?

RUNE: Ora me ne rendo conto. Subito dopo la fine della partita non proprio. È stato tutto molto emozionante: probabilmente è stata la migliore sensazione della mia vita. È davvero un grande passo avanti per poter giocare questo tipo di partite contro i giocatori più forti come Novak. Riuscire a vincere l’ultimo game è stato il più grande sollievo della mia vita: avevo raggiunto un livello di tensione altissimo.

D: Holger, durante quali sono state le tue sensazioni durante la partita? Lui ha vinto il primo set, si è portato sul 3-1 nel set finale. Poi tutti i break point quando stavi servendo per il match. Cosa ti è passato per la testa in quelle fasi?

RUNE: Ho cercato di restare in partita, non potevo dire a me stesso che non è accettabile perdere alcuni game. Ho dovuto accettare la cosa, perché Novak è ovviamente un atleta straordinario. Dovevo solo andare avanti e vedere se potevo avere una possibilità nei suoi turni di servizio. Dopo aver subito il break nel terzo ero lì. Ho cercato di rispondere sempre e sono stato abbastanza bravo da ottenere il break.

D: Hai sconfitto Djokovic, una sorta di idolo per te: tutti hanno visto i selfie che hai fatto con lui quando eri più piccolo. È molto difficile, forse, pensare di poter battere un monumento, qualcuno che era il tuo idolo. Eri convinto di farcela?

RUNE: Prima di ogni partita credo sempre di poter vincere, indipendentemente da chi devo affrontare. Ovviamente oggi sapevo che era un po’ diverso. Ho solo cercato di usare la mia incoscienza giovanile, la mia forza di volontà, per fare tutto quello che potevo per metterlo sotto pressione. Ho giocato alla grande nei momenti importanti e questo ha fatto la differenza. Probabilmente è stata una delle partite più difficili che abbia mai giocato.

D: Qual è l’elemento emotivo più importante che pensi ti abbia portato a questa grande vittoria?

RUNE: Credo che sia il coraggio, perché soprattutto in questo tipo di circostanze, quando si gioca una finale – tra l’altro per me la più importante della mia vita fin qui – si tratta di cercare di essere coraggiosi e allo stesso tempo solidi. Ovviamente ero molto nervoso quindi ho dovuto dire a me stesso di calmarmi ma di credere nei miei colpi: mi sono detto che non avrei mai potuto batterlo solo rimettendo la palla in campo. Così ho fatto qualche palla corta, ho cercato di cambiare il ritmo, di essere creativo e sono contento di esserci riuscito abbastanza.

D: Domani sarai numero dieci al mondo e la prima riserva a Torino. Andrai a Milano o a Torino?

RUNE: Non lo so (in realtà lo sapeva perché pochi minuti dopo i canali ufficiali delle Next Gen Finals hanno comunicato il forfait di Rune e il conseguente ingresso di Arnaldi, ndr). Certamente andrò a Torino anche se sono una riserva. Spero di non giocare perché desidero che gli altri restino tutti in salute ma allo stesso tempo sarebbe fantastico scendere in campo: non me lo aspettavo affatto fino a quattro o cinque settimane fa, ma ora sono in questa situazione. Sono molto felice di come ho concluso ufficialmente la mia stagione e se ci saranno altre partite, non vedo l’ora di giocare.

D: Con tutti i traguardi raggiunti negli ultimi giorni (l’aver battuto cinque top 10 in cinque giorni, l’ingresso in top 10, la vittoria di questo trofeo, eccetera) se ne dovessi scegliere solo uno quale terresti e perché?

RUNE: Battere Novak oggi, direi… (sorridendo, ndr). Essere riuscito a batterlo in un’occasione del genere, come ho detto, in finale è probabilmente la sensazione più bella di tutta la settimana. Lui è probabilmente uno dei più grandi nella storia di questo sport ed è una sensazione pazzesca averlo battuto in questa finale.

Il campione di Parigi-Bercy Holger Rune, prima riserva alle ATP Finals, rinuncia a Milano. Matteo Arnaldi si unisce agli altri due azzurri Lorenzo Musetti e Francesco Passaro

La prima volta “1000” di Holger Rune, vittorioso al Rolex Paris Masters battendo cinque top 10 uno dopo l’altro, sta avendo le celebrazioni che merita, visto anche l’avversario in finale – quel Novak Djokovic che nell’indoor parigino ha alzato sei trofei.

Grazie ai punti conquistati, il classe 2003 danese si è issato al decimo posto della Race appena dietro a Taylor Fritz. A causa del forfait si Carlos Alcaraz per lo strappo addominale, Holger sarà quindi prima riserva alle Nitto ATP Finals.

Nella conferenza stampa dopo la finale, Rune ha confermato che andrà a Torino (“certo che ci vado, sono fuori di uno. Auguro a tutti gli altri che io non debba giocare perché voglio che rimangano in salute, ma allo stesso tempo sarebbe fantastico giocare”). Per quanto riguarda la partecipazione alle Next Gen Finals, tuttavia, la risposta è stata un “non so” detto con un sorriso che suggeriva quello che poi è stato confermato. La conferma della sua rinuncia è infatti arrivata dall’account Twitter delle Next Gen ATP Finals. Un messaggio semplice e chiaro:

“Matteo Arnaldi si sta dirigendo verso Milando dopo che Rune si è ritirato.”

Matteo Arnaldi is headed to Milan after Rune withdraws.⁰⁰#NextGenATPFinals pic.twitter.com/hO7QW9cRp4

Saranno quindi tre gli azzurri impegnati alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals: Lorenzo Musetti, Franzesco Passaro e appunto Matteo Arnaldi, classe 2001 di Sanremo. La prima riserva della manifestazione under 21 sarà invece il diciannovenne Luca Nardi.

La composizione dei Gruppi rimane invariata, con Arnaldi al posto di Rune.

4 – Brandon Nakashima (Stati Uniti) 5 – Jiri Lehecka (Repubblica Ceca) 7 – Francesco Passaro (Italia) 9 – Matteo Arnaldi (Italia)

2 – Lorenzo Musetti (Italia) 3 – Jack Draper (Gran Bretagna) 6 – Chun-Hsin Tseng (Taipei) 8 – Dominic Stricker (Svizzera)

Rammarico per le occasioni sprecate ma anche grande fiducia in vista delle Finals per il serbo: “Sto giocando un ottimo tennis. Avrò le mie possibilità”

Risaliva al 31 maggio di quest’anno l’ultima sconfitta in tornei individuali (escludendo quindi la Laver Cup) di Novak Djokovic prima di oggi. Dopo più di cinque mesi si è chiuso il cerchio, nella stessa città: era stato battuto, infatti, al Roland Garros da Nadal, mentre oggi l’artefice dell’impresa è stato l’indemoniato Rune – 17 anni in meno di Rafa (e 16 più piccolo di Nole), eppure così apparentemente vicino al livello di questi mostri sacri del nostro sport. Djokovic è tornato quindi ad assaporare il gusto amaro della sconfitta: in una finale non gli capitava da quella di fine aprile a Belgrado, nel 1000 di Bercy dal 2018. Così disabituato a perdere, Nole era convinto di vincere anche oggi: “Pensavo che se avessi strappato il servizio, avrei mantenuto il vantaggio, avrei sfruttato lo slancio, ma lui è riuscito a girare la partita” – ha detto nella conferenza stampa post-match.

Il serbo ha poi riservato enormi complimenti al suo avversario, ribadendo più volte di essere rimasto impressionato dalla tenuta mentale, oltre che dal livello di gioco, del 19enne danese. Insomma, per Djokovic la vittoria di Rune è stata assolutamente meritata e per nulla determinata da fattori esterni. Nole ha infatti tenuto a sottolineare che non è stato condizionato da alcun infortunio, rassicurando così i suoi fan in vista delle Finals di Torino, già rimaste orfane di Alcaraz.

D: Conosci Holger molto bene. Cosa ti ha colpito di più di lui oggi?

DJOKOVIC: “Il suo spirito combattivo. È rimasto concentrato fino all’ultimo colpo. Per un giocatore così giovane mostrare questa compostezza e maturità in un match importante come questo è davvero impressionante. Ha avuto una settimana memorabile: vincere contro cinque giocatori top-10 è qualcosa di straordinario. Se l’è meritato. Ho avuto tante occasioni, in tutti i set. All’inizio del secondo, come nelle ultime due partite. Non ho sfruttato lo 0-40: prima ho sbagliato di poco il passante di rovescio lungo linea, poi sul 30-40 ha fatto un grande recupero su un mio smash. È stato uno di quei momenti in cui la partita va da una parte o dall’altra. Nel terzo lui è stato coraggioso, io invece non sono stato abbastanza attivo con i piedi. Alla fine ho avuto diverse possibilità di break ma ho commesso degli errori evitabili. È così: a volte si vince, come ieri con Tsitsipas, e a volte si perde. Ma è stata comunque un’ottima settimana.”

D: Novak, ci sono state assolutamente tante opportunità e occasioni nella partita, ma pensi che la più grande opportunità per te sia stato il 3-1…

DJOKOVIC: “Sì 3-1, 30-0. In quel game ha preso un paio di nastri. È una di quelle cose che quando succedono… succedono. Ma non posso dire che abbia vinto solo perché è stato fortunato. È stato coraggioso. Ha tirato i colpi. Io non sono stato abbastanza attivo e deciso nei momenti importanti.”

D: In questa stagione hai affrontato anche Carlos Alcaraz. Tra Holger e Carlos, quali sono le principali differenze?

DJOKOVIC: “Beh, sono simili in termini di fisicità. Si allenano molto duramente. Sono ragazzi molto dediti a quello che fanno. Difendono entrambi estremamente bene. Rune ha un rovescio migliore. Alcaraz ha un dritto migliore. Ma entrambi stanno migliorando su quei colpi che forse non sono buoni come gli altri. Ma in realtà non c’è una enorme differenza. Sono giocatori molto completi per essere dei diciannovenni. È abbastanza impressionante. Anche la loro energia in campo, la voglia di fare, di motivarsi, di voler fare bene e di rimanere mentalmente presenti, è impressionante.”

D: Non vinci le Finals dal 2015. Credo tu sia molto affamato. Quanto sarebbe importante per te trionfare a Torino?

DJOKOVIC: “Ogni torneo è importante. In questa fase della mia carriera ovunque io giochi, cerco di vincere. Non è un segreto. Questa è la mia mentalità e sarà il mio approccio anche a Torino. Mi sento molto bene in campo. Penso di star giocando un tennis molto, molto buono. Ovviamente sono deluso per la sconfitta di oggi, ma ci sono andato vicino… molto vicino. Ma il livello di tennis che sto mostrando è alto e ho buone possibilità. La cosa positiva è che c’è un giorno tra una partita e l’altra della fase a gironi, quindi si ha il tempo per recuperare. L’anno scorso ho giocato lì. Quindi so che le condizioni sono diverse. La palla viaggia di più perché c’è il fattore altitudine. Il campo è abbastanza veloce. Arriverò un po’ di giorni prima per allenarmi e spero di essere al meglio.”

D: Hai detto a Holger quanto fossi felice per lui e quanto ti piacesse il suo stile di gioco.quanto ti piacesse il suo stile di gioco. Quando giochi contro qualcuno che ha tanta potenza nel suo gioco, ti ricorda te stesso?

DJOKOVIC: “Sì, l’ho detto ieri. Credo che abbia molti elementi che mi ricordano me stesso quando avevo la sua età. Uno spirito molto competitivo, molto sicuro di sé. Rovescio molto solido, smorzate, buona risposta, mescola bene le carte, viene a rete. È migliorato molto. Abbiamo giocato l’anno scorso agli US Open e da allora il suo livello è più alto. Due, tre livelli più alto, di sicuro. Quindi sono convinto che continuerà ad andare avanti.”

D: Ti abbiamo visto un po’ in difficoltà fisica nel terzo set e anche stirare la gamba e chiamare il fisioterapista. Volevo solo sapere quanto è stata importante la parte fisica per l’esito della partita?

DJOKOVIC: “Non voglio parlarne perché non voglio che la prendiate come una scusa. E’ normale che quando si gioca un giorno dopo l’altro si hanno dei piccoli acciacchi qua e là, ma non ho avuto nessun infortunio. Ho lottato fino all’ultimo momento.”

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