Allevamenti intensivi, in Italia circa 20 milioni di conigli privi di ogni libertà - La Nuova Ecologia

2022-11-07 16:53:16 By : Ms. Alice Meng

La coalizione italiana a sostegno di End the Cage Age, l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) che chiede la fine dell’uso di ogni tipo di gabbia per gli animali allevati a scopo alimentare, diffonde oggi una nuova investigazione realizzata in sette allevamenti italiani di conigli. Le immagini sono state filmate, tra il settembre 2021 e l’aprile 2022, dagli investigatori dell’associazione Essere Animali in allevamenti situati in Veneto, la regione italiana che detiene oltre il 40% della produzione nazionale di conigli, Lombardia ed Emilia-Romagna, allo scopo di mostrare un quadro completo della modalità di allevamento, in Italia, dei conigli utilizzati per la produzione di carne. Gli animali sono allevati all’interno di capannoni, rinchiusi in gabbie disposte in serie una a fianco all’altra, al cui interno vi sono 2 o 3 conigli adulti o 6-7 giovani conigli. Le gabbie sono interamente di rete metallica, anche nella pavimentazione, e prive di arricchimenti ambientali adeguati.

Le immagini documentano: la presenza di cadaveri all’interno delle gabbie; la presenza di animali con lesioni alle zampe, causate dal continuo sfregamento sulla rete metallica, ma anche alle orecchie e alla testa, dovute all’aggressività che gli animali esprimono verso i propri simili quando costretti a vivere in un ambiente con così alta densità e con una possibilità di movimento limitata; la manifestazione di stereotipie, comportamenti ripetitivi senza funzione apparente, come il compiere frequenti movimenti in circolo lungo le pareti della gabbia o mordere ripetutamente la rete metallica.

Per documentare il comportamento degli animali nell’arco di una giornata, gli investigatori hanno anche installato per 12 ore una telecamera all’interno di una gabbia dove erano rinchiusi due conigli. Queste registrazioni hanno confermato le limitazioni comportamentali e lo stato di apatia a cui i conigli sono sottoposti quotidianamente. Problemi riconducibili alle condizioni di allevamento in gabbia e alla conseguente mancanza di spazio vitale e di stimoli ambientali positivi per gli animali, come dimostra la letteratura scientifica.

Non esiste una legge che normi le dimensioni minime delle gabbie, i conigli adulti hanno a disposizione uno spazio grande quanto un foglio A4. Anche secondo l’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, il problema maggiore per i conigli allevati è la restrizione del movimento. Una gabbia standard fornisce solo l’1% dello spazio necessario a un gruppo di conigli che, in condizioni naturali, coprirebbe una superficie di almeno 50 m2. Anche nelle gabbie arricchite, di maggior dimensioni e dotate di una piattaforma sopraelevata, lo spazio a disposizione di ogni coniglio è comunque molto limitato. L’allevamento in gabbia ha effetti negativi anche sulle femmine da riproduzione (fattrici), che non possono esprimere il proprio comportamento materno in modo adeguato, non potendo scegliere quando interagire con i propri cuccioli. Solo l’operatore decide quando permettere l’accesso al nido, fatto che causa loro notevole stress. La reclusione e lo stress possono provocare negli animali anche debolezza ossea e deformazioni scheletriche, compromettendo il loro sistema immunitario fino allo sviluppo di malattie respiratorie e dermatiti alla pelle.

“In ogni allevamento visitato, sono stati documentati casi di animali feriti, morti o con evidenti problemi comportamentali, e questo è un segno inequivocabile che l’allevamento in gabbia non è compatibile con il benessere degli animali”, sostengono le associazioni della coalizione italiana End the Cage Age.

In Italia, paese tra i maggiori produttori europei di carne di coniglio, circa 20 milioni di conigli (dati Commissione europea, 2017) sono allevati in gabbie come quelle documentate dal video di Essere Animali. I maschi riproduttori trascorrono circa 2 anni della propria vita in queste condizioni prima di essere inviati al macello, le fattrici vengono riformate dopo un anno, solitamente dopo aver partorito 6 figliate, mentre i cuccioli destinati alla produzione di carne sono uccisi a 70-90 giorni, quando raggiungono un peso medio di macellazione di 2,7 kg.La coalizione italiana End the Cage Age rende pubblica questa investigazione per chiedere che il Governo italiano prenda una netta posizione contro l’uso delle gabbie negli allevamenti, sostenendo l’impegno della Commissione europea e promuovendo anche a livello nazionale l’adozione urgente di una normativa che ne vieti l’utilizzo. Lo scorso 30 giugno 2021, la Commissione europea si è impegnata a eliminare gradualmente e vietare definitivamente l’uso delle gabbie negli allevamenti europei tramite una normativa dedicata – un risultato straordinario dovuto ai 1,4 milioni di persone che hanno firmato l’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) End the Cage Age. Ma, una volta presentata, la proposta legislativa dovrà essere valutata e approvata anche dal Consiglio dell’Unione europea, composto dai ministri degli Stati Membri. Per questo è fondamentale che l’Italia sostenga senza riserva questa transizione. “Il Governo italiano è di fronte a un bivio: nei prossimi mesi dovrà decidere se avallare un sistema di allevamento anacronistico, che costringe esseri senzienti a vivere in condizioni di grave privazione all’interno delle gabbie, sottoponendoli a sofferenze fisiche e mentali, o se appoggiare il divieto di questa pratica abominevole ed essere baluardo anche in Europa di cambiamenti virtuosi in favore di maggiore tutela degli animali allevati”, concludono le associazioni.

© La Nuova Ecologia 2020 lanuovaecologia.it è l’edizione digitale del mensile cartaceo la Nuova Ecologia (art. 3 c. 2 Decreto legge 18 maggio 2012 n. 63 convertito con modificazioni nella legge 16 luglio 2012 n. 103), "Nuova Ecologia (www.lanuovaecologia.it) è un periodico che ha percepito (già legge 7 agosto 1990 n. 250) e percepisce unicamente i contributi pubblici all’editoria (legge 26 ottobre 2016 n. 198, d.lvo 15 maggio 2017 n. 70) registrata al Registro della Stampa del Tribunale di Roma n. 543/1988 - dir. resp.: Francesco Loiacono - Editoriale la Nuova Ecologia soc. coop. via Salaria n. 403 Roma - n. ROC 3648 P.Iva 04937721001

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