Il cervo Bambi potrà tornare dalla famiglia che lo ha cresciuto ma bisognerà attendere i permessi finali

2022-11-07 16:49:20 By : Ms. Jane Bian

Il cervo chiamato Bambi sta per ricongiungersi alla famiglia di Giovanni Del Zoppo. L'uomo, cavatore-allevatore e titolare di un'azienda agricola in Val Rosera in provincia di Sondrio, aveva trovato l'animale da cucciolo e lo aveva cresciuto ma poi gli era stato portato via dalle forze dell'ordine. Ora Del Zoppo è riuscito a ottenere i permessi per prendersene cura.

Tutto ebbe inizio il 28 giugno di due anni fa, quando trovò il cervo appena nato nel bosco. Inizialmente aveva aspettato che la madre tornasse a prenderlo ma, constatando l'abbandono della genitrice, l'uomo aveva il piccolo con sé e lo aveva portato nel giardino i casa dove il cerbiatto è cresciuto in cattività.

Da quel giorno sono passati ben due anni e, venuta a conoscenza del fatto, la polizia provinciale di Sondrio ha seguito alla lettera la normativa che stabilisce che un animale selvatico non può vivere in cattività e che la relativa detenzione è illegale. Le forze dell'ordine si sono recate dunque da Del Zoppo ad agosto di quest'anno accompagnate da tre veterinari dell’Ats, hanno preso l'animale e lo hanno portato via. E così il cervo, ormai cresciuto, è stato trasferito in una struttura più idonea a Dazio, vicino a Morbegno, in Valtellina.

I problemi della detenzione di animali selvatici in cattività sono molteplici. Innanzitutto, tutte le specie selvatiche appartengono allo Stato e non possono ovviamente essere tenute in cattività da privati. Spesso però i cittadini che si trovano di fronte a un animale ferito o in difficoltà non sanno bene come comportarsi e, purtroppo, improvvisano. Pur essendo un gesto lodevole e mosso dalle più nobili intenzioni, intervenire recuperando un selvatico senza alcun tipo di esperienza o competenza significa, quando va bene, condannarlo a una vita intera senza libertà, proprio com'è successo a Bambi.

Nel caso poi si ottenessero in rari casi i permessi per poter detenere animali selvatici, ci sarebbe bisogno di requisiti molto stringenti come, ad esempio per questi ungulati, un terreno di almeno 10mila metri quadrati. Del Zoppo non possiede una proprietà così estesa e a rendere ancora più complessa la situazione c'è il fatto che ora siamo in piena stagione degli amori e l'animale vorrà andare in cerca della femmina e potrebbe diventare pericoloso per gli esseri umani.

Dal giorno in cui l'animale è stato trasferito, Del Zoppo ha lottato per ottenere i permessi necessari e un terreno abbastanza grande per potersi prendersi cura dell'animale in maniera regolare. Non è solo l'affezione a spingere l'uomo a continuare ma anche il fatto che dopo due anni di cattività per l'animale sarebbe praticamente impossibile ritornare in natura. Bambi non saprebbe procacciarsi il cibo autonomamente e ormai è abituato alla presenza dell'uomo, uno dei più pericolosi animali dal quale si dovrebbe tenere invece ben alla larga.

L'uomo è riuscito a ottenere ufficialmente l'autorizzazione il 27 settembre scorso e con lui salgono a 12 gli abilitati alla detenzione di animali selvatici nella provincia di Sondrio, un numero esiguo che sottolinea la difficoltà estrema nell'ottenere tali documenti. Riguardo il traguardo raggiunto, Del Zoppo commenta su Facebook: «Siamo agli inizi di tutto il percorso perché ci sono altre autorizzazioni che devono arrivare. Per esempio ad inizio settimana attendo quella del Comune di Chiesa per poter partire con la realizzazione del recinto. Poi una volta costruito, mi diranno dalla Provincia se è tutto a posto. E solo allora potrò riavere Bambi».

«La rete l’ho già comprata – continua Del Zoppo – per cui spero in bene, perché so che avrò bisogno di altre autorizzazioni. Voglio ringraziare l’ente Provincia di Sondrio  per la sensibilità, l’appoggio e la comprensione dimostrati in questa vicenda molto particolare».

Sebbene vicende come questa in cui esseri umani trovano animali selvatici in difficoltà e li portano a casa sottintendano spesso un positivo moto di compassione, bisogna specificare una cosa: in questi casi, prima di intervenire, sarebbe buona norma contattare i Carabinieri Forestali o i Centri di Recupero per Animali Selvatici, le uniche strutture autorizzate a soccorrere e ospitare fauna selvatica in difficoltà.

La parola d'ordine dunque non è quindi reprimere moti di solidarietà nei confronti di animali in difficoltà ma educare e diffondere soprattutto quali devono essere i comportamenti da tenere per una corretta interazione con un qualsiasi selvatico, che si tratti di una volpe in un bosco o di un comune gabbiano in città.